I due fratelli Giorgio (1888-1978) e Andrea (1891-1952) de Chirico, alias Alberto Savinio, hanno ripensato il mito, l’antico e la tradizione classica attraverso la modernità dell’Avanguardia. Per primi, nella Parigi degli anni Dieci del Novecento, hanno usato la "citazione" in chiave moderna traslando e reinterpretando il mito per tentare di rispondere ai grandi enigmi dell’uomo contemporaneo.
Scriveva Jean Cocteau dei due fratelli sempre uniti come Dioscuri, che "sono l'uno la spiegazione dell'altro", mentre André Breton definiva il loro lavoro, "indissociabile nello spirito" di una nuova mitologia moderna.
Vicinissimi nei primi passi delle rispettive carriere, de Chirico e Savinio lavorano a stretto contatto negli anni parigini. Le visioni concepite da Giorgio trovano un corrispettivo letterario nella poetica del giovane fratello, allora musicista e compositore, ma è oggi ormai riconosciuto a Savinio il ruolo rivestito nell’elaborazione dell’estetica Metafisica.
Giorgio e Andrea de Chirico nascono in Grecia a Volo, dove trascorrono tutta l’infanzia. Figli di un milieu alto borghese e cosmopolita, ricevono un’educazione solida ed internazionale, influenzata dal Romanticismo e dal nichilismo filosofico tedesco.
Dal 1910, per cinque anni, vivono la fervente avanguardia parigina e innestano la cultura classica mediterranea, greca ma anche profondamente italiana, nelle loro creazioni.
Questo particolarissimo imprinting filosofico, artistico e letterario, che forgia le menti dei Dioscuri nei loro anni di formazione e prima attività, darà come risultato uno dei momenti più originali e più alti della cultura figurativa italiana del Novecento.
Il viaggio, il mistero del distacco, la struggente commozione del ritorno, gli interrogativi sulla condizione umana, il richiamo al mito, saranno temi comuni ai due de Chirico.
Tuttavia, malgrado il comune percorso intellettuale, de Chirico e Savinio dimostrarono fin da giovani caratteri e approcci diversi alla pratica artistica.
Savinio, figura poliedrica, nasce musicista e compositore, poi in seguito diviene scrittore e approda alla pittura solo all’età di trentacinque anni.
De Chirico, dalla personalità più decisa e granitica, individua fin dall’adolescenza la sua strada nella pittura.
Se le opere di entrambi sono caratterizzate da temi di interesse comune, le interpretazioni che i due fratelli ne forniscono non sono le stesse e spesso approdando a risultati stilisticamente e iconograficamente distanti.
Più freddo, mentale e concettuale de Chirico, che anche dopo la grande stagione Metafisica non rinuncerà a rappresentazioni impregnate di enigmi nei suoi paesaggi di antichità, con cavalli fra rovine greche, gladiatori in procinto di vivere o morire, autoritratti e ridondanti nature morte.
Gioco e ironia sono invece i cardini intorno ai quali ruota l’estetica di Savinio. A differenza del fratello, l'artista dimostra un’innata capacità di immettere nei profondi silenzi metafisici la sapiente leggerezza dello scherno che si dispiega in una peculiare visionarietà fantastica.
Nelle sue opere oggetti inanimati ed esseri animati si uniscono in un’unica rappresentazione colorata e vivace: forme umane, animali ed oggetti si confondono e si decontestualizzano all’interno di prospettive impossibili ed atmosfere ludiche.
FOTO DI COPERTINA
Alberto Savinio, Les Dioscures, 1929