Enrico Baj (1924-2003) è stato un artista visionario e provocatore, capace di fondere immaginazione, ironia e critica sociale in un linguaggio visivo unico. Maestro della neoavanguardia italiana, Baj ha attraversato diverse correnti artistiche, tra cui il surrealismo, il dadaismo e il Movimento Nucleare, sempre mantenendo una cifra stilistica inconfondibile. Le sue opere si distinguono per la sperimentazione tecnica e materiale, con l’uso di tessuti, collage, specchi e oggetti trovati, che danno vita a un immaginario al tempo stesso grottesco, satirico e profondamente significativo.
Tra i temi ricorrenti nella produzione di Baj troviamo la denuncia del conformismo borghese, la satira del militarismo e la critica alle strutture autoritarie. Personaggi come le “Dame” e i “Generali”, o le serie dei “Mostri” e degli “Ultracorpi”, rappresentano un immaginario surreale e visionario, popolato da figure volutamente deformi e caricaturali, realizzate con materiali eterogenei, dai tessuti alla carta.
Baj nelle sue opere non si è mai limitato a una tecnica o a un medium specifico, ma ha esplorato continuamente nuovi linguaggi, accostando elementi di cultura alta e popolare.
Uno dei suoi capolavori più emblematici è I Funerali dell’anarchico Pinelli (1972), un’opera di denuncia civile e politica che affronta con forza il tema della violenza di Stato e della repressione. Quest’opera, come molte altre, riflette il profondo impegno etico di Baj, che ha sempre considerato l’arte come uno strumento per interrogare e destabilizzare l’ordine costituito. La sua attenzione ai temi politici lo ha reso un artista profondamente radicato nel suo tempo, ma al contempo universale.